“Salviamo il bianco” crowdfunding

In inglese suona meglio: “crowd funding“. L’italiano traduce in “finanziamento dalla folla”, senz’altro meno elegante, ma “il” motivo in questo genere di cose deve portare a un risultato bello da toccare, non da ascoltare. E il nodo da sciogliere è tutto in quel termine: folla, crowd. Al quale serve in questo caso un’altra traduzione, dall’italiano “limitato” all’italiano “potenziale”: tutti.

Il crowd funding è infatti un processo collaborativo che vede un gruppo di persone utilizzare il proprio denaro a sostegno di altre, siano esse singoli individui o organizzazioni. Un aiuto che può arrivare in seguito a una tragedia umanitaria, per progetti legati all’arte, ma anche a favore dell’innovazione imprenditoriale e della ricerca scientifica.

La piattaforma sulla quale dialogare, ovviamente, è il web. Così da far leva sull’attitudine “social” che porta sempre più a condividere, collaborare e comunicare in un continuo scambio di informazioni non mediato “from many to many”.

Non si tratta, però, solo di denaro. Perché il crowd funding trasforma ogni risorsa in un nuovo modo di costruire e influenzare una comunità, di guidarla verso un’impresa, magari attraverso un’analisi di marketing o la creazione di un mercato finora inedito.

Uno dei “pionieri” di questo settore racconta così questa straordinaria condivisione di progetti: “A volte c’è anche bisogno di fortuna. Sì, perché non basta aver vissuto da vicino la nascita di un fenomeno come il crowd funding, averlo studiato in ambito internazionale, averlo completamente interiorizzato e aver proiettato ogni propria azione verso quella “filosofia”. Non basta crederci, avere le giuste idee, saperle presentare con la dovuta professionalità o essere inseriti in un tessuto locale ricettivo. A volte c’è anche bisogno di avere la fortuna di intercettare qualcuno che ti dia ascolto e che lo faccia con mente aperta e pronta. E questo è decisamente più raro…”.

Si, l’idea è proprio quella di ripartire dal basso, contribuire a rimettere in moto un’economia che appare inceppata. Vogliamo che ognuno possa, con un piccolo gesto, determinare un cambiamento nella propria comunità. Vogliamo che le persone possano decidere quali idee promuovere, quali imprese sostenere e dove, quali iniziative benefiche supportare. Vogliamo che ognuno assapori la sua fetta di responsabilità civile, anche attraverso i nuovi media e gli strumenti offerti oggi dalla tecnologia.

Un punto di partenza, un modo per non essere travolti dalle difficoltà del momento.

Per provare, strada facendo, a concepire un’altra traduzione di “crowd”, di “folla” e di “tutti”: Noi.

SALVIAMO IL BIANCO PRESTO SARA’ NELLA “FOLLA”. STAY TUNNED.

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